Lui voleva solo andare nello spazio. Non diventare il simbolo arrogante della
colonizzazione scientifica dell'universo. Ma quando in un radioso pomeriggio
della Florida il vecchio John Glenn entrò nella tuta stellare e, insieme, nella
leggenda, dall'altra parte dell'oceano c'era qualcuno che si preparava
all'opposizione dura. Dura, e senza compromessi: "Lo spettacolo offerto
all'indomani della messa in orbita del settantaseinne John Glenn ha segnato
la secolarizzazione di un comando capitalista esercitato nello spazio
colonizzato della stratosfera". Chi parla così, un Mao redivivo, dedito alla
teoria della congiura Spazio+Capitale?
No: la frase è un dei manifesti programmatici di "Mir", la rivista di ufologi
radicali presentata a Roma (la trovate nelle librerie Feltrinelli, 7mila lire, sito Internet www.kyuzz.org/mir.
E-mail: mir@kyuzz.org). Chi sono questi strani tipi? Gente che vuole
"promuovere l'esoplanetarismo (l'uscita verso altri pianeti, ndr.) e allargare
la cerchia dei contattisti autonomi" [ovvero: si inventa una frase,
la si attribuisce con le virgolette, poi si apre parentesi per spiegarla... bleaaarch!!!].
Mescolano alieni e politica: "Mir" è
l'acronimo di men in red, volutamente opposto ai men in black della Nasa. In
pratica dei marziani marxisti che a marzo, sempre a Roma, incontreranno gli
altri ufologi, i "borghesi". Il tutto sotto l'occhi benedicante del guru di ogni
secolarizzazione, compresa quella dello spazio: Jean Baudrillard, la cui
presenza assicura che stiamo per assistere al lancio di una nuova moda
culturale.
Chi sono, cosa fanno, dove vivono e in cosa credono gli ufologi radicali?
"Sono persone che credono realmente nell'esistenza di forme di vita
extraterrestre con le quali poter stabilire rapporti politici funzionali alla lotta
contro il capitale", osservano i coordinatori di Mir che si chiamano con i
nomi in codice, Militant X e K. "Ma quello che per noi è più importante è
l'alieno in quanto elemento di disfunzione rispetto alle logiche produttive e
riproduttive del capitale e sul pianeta".
Non molto in comune, tanto per capirci con un Nicholas Negroponte o un
Derrick De Kerckove, teorici di Internet. Affinità notevoli, invece, con i cultori
delle Tav [Si, i treni ad alta velocità!], le "zone temporaneamente autonome" del cyberspazio. In
pratica, parte degli scenari romaneschi di un William Gibson e di un Bruce
Sterling è divenuta realtà. Quanti sono gli ufologi radicali? Solo nella capitale
una cinquantina di militanti tra i venti e i trent'anni: studenti universitari - di
lettere , fisica, filosofia - e musicisti. Attività preferita, lo skywatching,
l'osservazione del cielo. Negano di usare droghe per potenziare gli effetti di
questa pratica e anno stilato un manuale di ufologia radicale e antagonista a
uso (e non consumo) degli aspiranti contattisti.
Ecco alcuni consigli: nessuno strumento per alterare la visione del cielo.
Abbigliamento da trekking e niente oggetti metallici, bevande e alimenti
vegetariani possono potenziare la vista, mente e "inutile se non
controproducente" l'assunzione di droghe. E poi, far l'amore prima
dell'avvistamento di un ufo aiuta la possibilità di entrare in contatto con gli
alien dissident, gli ufo di sinistra. Sì, avete letto bene: l'attività sessuale
sviluppa stimoli organici [orgonici! stesso refuso di
Repubblica (nel box che correda l'articolo e non è on-line)]
che li attirano. Ma esistono anche extraterrestri di
destra, gli alien nations [nationS? stesso refuso di Repubblica]. Quelli di sinistra preferiscono i siti a bassa densità
abitativa e vanno pazzi per i deserti. Nelle metropoli puntano sulle periferie
dove vivono i ceti emarginati. Gli alieni "reazionari", invece, si vedono
solo con strumenti scientifici, amano i centri cittadini e le strutture militari. In
comune hanno il vocabolario: non a caso la rivista "Mir" ha creato anche
un dizionarietto illustrativo. Ci sono termini come "derive
psicogeografiche" ed "eso-sesso" (quello atto con gli alieni). Come
musica viene consigliata una compilation di "gruppi siderali" che si
chiama Aliens in Rome I e II.
[L'articolo è una vergognosa rielaborazione de L'Ufo è
politico uscito la settimana precedente su Repubblica, al punto da riproporne tutti i refusi. Da li vengono
anche i virgolettati reali. L'autore non si è nemmeno preso la
briga di recuperare la rivista o collegarsi al sito internet. Un pessimo esempio di giornalismo che non
meritava certo la prima pagina della cultura sul Mattino.]