"Libertà per tutti i compagni alieni dissidenti detenuti nelle prigioni del
pancapitalismo endoplanetario". Questo auspicio apre una di quelle iniziative
pirata che, a colpi di fanzine e numeri unici, costituiscono un patrimonio fra i
più vitali della nostra letteratura d'oggi. Grazie a MIR apprendiamo che non
solo l'Alien Nation esiste ed è presenza cospicua sul nostro pianeta, ma essa
è in rapporto con la "sedicente diplomazia terrestre" e tende a impedire il
"contattismo autonomo" di alcuni alieni dissidenti i quali, infedeli alla prima
direttiva (o codice galattico: non interferire con le culture non sviluppate),
tentano di mettersi in contatto "con i terrestri e altre civiltà in cui la barbarie del
capitalismo-spettacolare rischia di prendere il sopravvento definitivo".
In un'epoca nella quale di un scrittore siamo costretti a sapere tutto, dal conto
in banca al colore dei mutande che porta, devono essere benedette operazioni
come questa, in cui la scrittura si propone in forma altruisticamente anonima,
pseudonima, crittata, e si pone il colto obiettivo di mettere in discussione
l'immaginario stesso e dargli un assestamento.
Controcultura della controcultura insomma. Se operazioni del genere applicate
alla circostanza politica risultano troppo spesso verbose o comunque non
interessanti, sono invece totalmente produttive quando si dirigono verso il
mondo dell'arte, della cultura e, come in questo caso all'universo della
suggestione. Scoprirete con MIR, al dunque che gli americani, nel '69, non
sono andati sulla luna, per esempio, ma era una montatura. E poi tutto un
mondo alieno rissoso e intrecciato con il "pancapitalismo endoplanetario".
Incantevole.